I quaranta fumaioli sui tetti ci danno la misura della comunità che dava vita alla masseria, laddove prima dell'alba si riordinavano gli spazi comuni e tutto doveva essere al suo posto al sorgere del sole quando cominciava l'attività nei campi. I coloni invece, il cui contratto non prevedeva la casa, si costruivano un ricovero con le pietre portate via dalle coltivazioni, realizzando le Casedd, cioè i trulli di Andria dove alloggiavano con l'asinello, utile nella coltivazione dei campi ma anche a tenere calda la casedd. A fine 1800 una grave crisi del vino costringe il Barone a vendere la masseria con circa 190 ettari al sig. De Bartolo, che a seguito della diffusione della fillossera nei vigneti riconvertiva i campi in mandorleti ed oliveti fino agli anni cinquanta, nel dopoguerra, quando il dr. Palasciano rilevava la masseria e la cedeva in affitto ai pastori coratini ed ai loro greggi. Questo momento segna l'inizio inesorabile del degrado della masseria, sia tra le mura che nei campi.